Note sul 1799 a Mesagne
Benedetto Croce nella sua Storia del Regno di Napoli, quando parlava degli avvenimenti che destabilizzarono il potere borbonico e determinarono la nascita della breve Repubblica Partenopea del 1799, con enfasi scriveva «ecco la nascita dell’Italia moderna, della nuova Italia, dell’Italia nostra» Con questa breve e semplice frase focalizzava quel processo riformatore già avviato con la Rivoluzione francese e apportatore dei valori di fraternità, di giustizia e di libertà che nessuno poteva più arrestare in quanto già radicato nel patrimonio genetico di molti giovani intellettuali napoletani e meridionali in genere.
Noi ancora oggi ricordiamo i martiri, i fatti, il pensiero che animò quegli anni di rinascita sull’onda dell’illuminismo riformatore, di altre culture europee e certamente possiamo dire che l’illuminismo trovò la sua culla nel patrimonio umanistico italiano del XVII e XVIII secolo.
Sarebbe superfluo riproporre in questa sede gli avvenimenti di quei concitati giorni, essendoci sull’argomento una vasta letteratura oltre che ad un accurato diario scritto dal segretario mesagnese Vincenzo Durante [Gli Anglo-Corsi De Boccheciampe e De Cesari … nella controrivoluzione del 1799 – Diario storico. Napoli presso V. Manfredi 1800], il quale visse da protagonista gli avvenimenti al fianco degli Anglo-corsi, si veda anche il volume pubblicato a cura di D. Urgesi, E. Poci e M. Vinci dal titolo Dall’antico Regime allo Stato Costituzionale Unitario (1799-1860) il caso di Mesagne, Mesagne 1997.
Sicuramente l’acquisizione di alcuni nuovi documenti potrà risultare utile per la conoscenza di ulteriori particolari, situazioni o personaggi, che in quei giorni furono protagonisti.
Dei documenti che si pubblicano, il primo è un atto del notar Gaetano Cassiodoro Severini, datato 1 gennaio del 1799 ed è una dichiarazione fatta dall’Università ai PP. Carmelitani di poter portare in processione il Quadro della Beata Vergine del Carmelo Patrona della città affinché potesse intercedere per scongiurare l’invasione del nemico. Il secondo documento, invece, porta la data del 6 dicembre dello stesso anno, redatto dal notar Tommaso Maria Capodieci e riguardante una dichiarazione resa da diversi cittadini di Mesagne (se ne contano ben 114, tra i quali figurano diversi ecclesiastici, medici, notai e il pittore Domenico Pinca) a dimostrazione della fede sanfedista della città e la paura che serpeggiava tra la popolazione per l’arrivo delle truppe francesi.
A tal proposito va ricordato che anche Mesagne, come altri paesi della provincia, espresse figure di rilievo nella lotta per l’affermazione della democrazia. Ricordiamo fra tutti Romualdo Geofilo perché riteniamo che sia tra i più rappresentativi, proponendo il profilo scritto da Nicola Vacca e pubblicato su: Archivio Storico Pugliese, anno XXII 1970, pp. 147-148 «Non era di Brindisi [dice N.Vacca], ma di Mesagne, fu eminente giurisperito a Napoli e a Lecce. Come pochi, con convinzione aderì alla Repubblica. Anche se non risulta processato perché sfuggito non si sa come alle persecuzioni dell’improvvisato facinoroso preside Luperto, sappiamo ora che dal Boccheciampe fu fatto arrestare e fatto tradurre al Forte a Mare di Brindisi dove lo trovarono il 12 aprile i francesi del vascello “Il Generoso” e da essi liberato. Mercè il suo intervento il Geofilo evitò il saccheggio del suo paese natio che la truppa francese marciante su Mesagne si accingeva a compiere. Successivamente, nel 1806, nel governo napoletano, fu incaricato per gli affari di polizia e si fece ammirare per coraggio, probità e moderazione specialmente nella scoperta di varie congiure reazionarie ordite a Manduria, a Taranto e a Brindisi.» [In quell’anno risulta ricoprire la carica di Incaricato di Polizia a Taranto, come attestano alcune lettere trovate nell’archivio privato della famiglia Salinaro di Francavilla Fontana ed appartenute allo storico P. Coco, si veda: A. Padula, Sui fatti occorsi a Manduria nel 1806, in Brundisii Res, MCMLXXXV – XVII p. 73-106] Entrò in magistratura e fu a Lecce, prima giudice della Corte Criminale e poi del Tribunale civile. Coerente con le sue convinzioni politiche aderì alla Carboneria di cui fu tra i capi più autorevoli. Sopravvenuta la reazione fu destituito da magistrato ed esercitò la professione legale con prestigio. Alla sua biografia, redatta da me recentemente c’è da aggiungere la seguente particola proveniente dalle Carte di polizia: “Romualdo Geofilo era Giudice della Gran Corte Criminale di Lecce e fu destituito dopo il nonimestre. Esercita in Lecce la professione di avvocato. Assai influente e pieno di intrighi. E’ reputato dai settari come un oracolo. Il Consiglio dei Ministri, in data 17 agosto 1824 decise il suo confino a Salerno colla facoltà di esercitare la professione. Il 14 ottobre 1824 l’Intendente Cito comunica al Ministero di Polizia che non si può eseguire la decisione perché il Geofilo è morto da un mese” (Archivio di Stato di Napoli, Ministero di Polizia, Gabinetto, fasc. 256, Espediente 4).
Fondo Notarile di Mesagne
Notar Severini Gaetano Cassiodoro – Anno 1799 cc. 4-8
Receptio Picturae Immaginis Sanctissimae Virginis Mariae de Monte Carmelo
Eodem retroscritto die primo mensis januarij secunda Indictionis millesimo septicentesimo nonagesimo nono, Messapiae, cum licentia Reverendissimo Vicario Generali Civitatis Brundisij, ab diem Festum Circumcisionis Domini, Nos Antonij Mingolla de Messapia Regius ad vitam ad contractus Judex; Caietanij Cassiodorius Severini Terre Sancti Viti Messapia Commorans, pubblicus Regia aucthoritate Notarius, ed Testes Magnificus D. Vincentius Rini, Magnificus D.Joannes Horatius Severini, et Pacificus Cagnazzo omnes de Messapia viri quidem licterati. Nella presenza nostra costituiti il Molto Reverendo Signor Tesoriero D. Valentino Rini degnissimo General Procuratore, ed Economo dell ‘Illustre Reverendissimo Capitolo, e Clero dell’Insigne Collegiata Chiesa di Mesagne; Nec non li magnifici Dottor Fisico Don Saverio Cervellera, Don Benedetto Marseglia: D.Agostino Campi: Notare D. Carmine Fischetti, e Vincenzo Riglietta General Sindaco, ed eletti di questa magnifica Università di detta Mesagne; acconsentiendo detto Molto Reverendo General Procuratore Sig. Tesoriere Rini prima in Noi, tutti aggono, ed intervengono alle cose che sieguono per loro stessi in detti nomi, in nome e parte di detto Illustre Rev. Capitolo, e Magnifica Università respettivamente, e per li respettivi posteri, e successori delli stessi in perpetuum, dall’altra parte.
E l’infrascritti Reverendo, Molto Reverendo e Reverendo Padre Priore, Maestro ex Provinciale, e Padri del Venerabile Convento de Padri Carmelitani di detta Mesagne, sotto il titolo di S. Michele Arcangelo = Padre Frà Tomaso Bubico Priore: Padre Maestro Diffinitore perpetuo Frà Carmelo ex Provinciale Errigo: Padre Bacc. Frà Luigi di Grazia, e Padre Bacc. e Frà Giuseppe Colucci, la maggiore, e sacra parte de’ Reveren di PP. di detto venerabile Convento tutti Capitolarmente adunati a suon di campanello, ut mary est, entro la Chiesa dello stesso Venerabile Convento, quali parimenti acconsentiendo prima in noi, similmente aggono ed intervengono alle stesse cose che sieguono per loro stessi in detto nome, in nome, e parte di esso loro Venerabile Convento, e per li Posteri, e Successori dello stesso in perpetuum, dall’altra parte.
Ambe dette parti in detti rispettivi nomi, spontaneamente hanno asserito in presenza Nostra, qualmente trovandosi questa nostra Città e Popolo tutto, e tutto il Regno molto afflitti per le presenti circostanze della Corte, e Famiglia Reale, e di tutto il Vassallaggio di S.M. (D. G.), per l’invasione che tentano i Nemici Comuni, per l’effimera libertà; e nonostanti i mezzi, ed espedienti opportuni disposti dalla M.S., pure si vede che l’Onnipotente Iddio sdegnato contro di noi peccatori, e per il gran numero de’ miei peccati, non si compiace allontanare il comune nemico, per lui ci vedemo nell’orlo di perdere le sostanze, l’onore e la vita, e se individuo alcuno sopravvive, perdere anche la Religione, ed essere forzato a seguitare l’ateismo al pari dell’istesso nemico, per lui, per un ‘eternità dovrà ricevere il Castigò del fuoco eterno all ‘Inferno; e non avendo noi altro asilo ove ricorrere per placare la Divina Giustizia, se non a/ pur troppo valevole Padrocinio della Beatissima Vergine del Carmine Nostra Singolare Padrona, Protettrice, ed Avvocata, perciò si è determinato dal Popolo tutto di detta Mesagne di drizzare alla stessa le Preci, affinchè come Nostra Padrona, e Madre Benigna, e di Misericordia, si degna al solito, come altre volte si è degnata di intercedere dal suo Divin Padre, Figlio, e Sposo il perdono delle nostre colpe, la perseveranza nel bene, e la totale liberazione de’ comuni affanni, con far restare sicure, ed illese le Amabilissime Persone de’ Nostri Sovrani, e Real loro Famiglia, liberar Noi dall’invasione nemica per non essere oppressi nella vita, nelle persone, nelle sostanze, e nell’onore, e conservar noi stessi nella Santa Nostra Religione, e morire nel grembo della Santa Madre Chiesa Cattolica, ed Apostolica Romana ove Sua Divina Maestà ci ha fatti nascere, e conservati sino a questo punto. Per la qual cosa detto Molto Reverendo GeneraI Procuratore di detto Illustre Capitolo, e Signori Amministratori di detta Magnifica Università han date le preghiere a detti Reverendi Padri in detto nome affinchè si compiacessero consignarli al Miracolosissimo Quadro ch’esiste nell’altare di questa Venerabile Chiesa di detto Convento, ove stà pittata la Miracolosa Efficie di detta Beatissima Vergine del Carmine Nostra Protettrice, Padrona ed Avvocata, per trasportarlo Processionalmente, e colla dovuta riverenza in detta Insigne Collegiata Chiesa di Essa Mesagne Padronimica di detta Magnifica Università, ivi tenerlo per lo spazio di tre giorni continui giusta il solito, principiandi da oggi soprascritto giorno primo gennaro millesettecentonovantanove, e terminando a tutto giovedì tre dello stesso mese, ed anno, ed indi con effetto restituirlo Processionalmente, e con pompa in questa suddetta sua Chiesa venerdì venturo quattro del medesimo mese; affinchè ivi con maggior culto, e frequenza in esso, si potesse, e dovesse in detta Insigne Collegiata priegare da tutti, per poter ottenere dal Divino la tanto desiderata Grazia dello allontanamento del1’inimico di Nazione, e massima Francese, che ci sovrasta.
Ed essendosi li Reverendi e Molto Reverendo Padri suddetti in detto nome contentati, ed avendo condisceso a ciò fare, si son perciò tutti li detti Reverendissimo Capitolo: Religiosi, Confraternite, Amministratori di detta magnifica Università, e Popolo tutto di Mesagne conferiti in questa predetta Chiesa del Carmine per prendere, e trasportare Processionalmente detto Quadro in detta Insigne Collegiata, con lumi di torce di cera accese, e con tutti quell’onori, giusta il solito pratticato in simil casi; ed in essa Insigne Collegiata tenerlo per lo spazio di tre giorni, come sopra; e per tutto quel tempo che ivi il quadro suddetto si terrà esposto, tenerlo custodito, e con decoro, e devozione, e coll’accensione almeno di sei candele continue di cera bianca lavorata avanti allo stesso, altrimenti mai detti Padri avrebbero condisceso, ed indi trascorsi detti tre giorni, e propriamente il detto di quattro del principiato gennaro, ed anno 1799, giorno di venerdì, restituire il quadro, suddetto processionalmente, e coll’istesso accompagnamento di penitenza in questa suddetta sua Chiesa da dove si prende. A quell’effetto detti Reverendi, e Molto Reverendo, e Reverendi Padri in detto nome attente le promesse, inerenti a quanto di sopra, hanno esibito il detto quadro coll’effige di detta Beatissima Vergine, e consignato a detto General Procuratore di detto Illustre Reverendo Capitolo, e Signori Amministratori di detta Magnifica Università.
(viene ribadito il giuramento di riconsegne da parte del Procuratore Generale)
Si obbligano solennizzare in detta Insigne Collegiata il Quadro suddetto, con tutta quella onoreficienza possibile, e tenere accese continuamente avanti allo stesso almeno numero sei candele di cera bianca lavorata come sopra; sperando da S.D.M., che per intercessione di detta Beatissima Vergine di lui Figlio, Madre, e Sposa, e Nostra Singolare Padrona, Protettrice, ed Avvocata che priega per noi, si degni concederci la tanto desiderata grazia dell’allontanamento de Comuni Nemici Francesi, e loro aderenti, per liberarci da un tal castigo, per poter vivere con quella santa pace, nella quale ci ha fatti nascere, e sotto il placidissimo Dominio, e Governo dell’Amabilissimi Nostri Sovrani Ferdinando IV Borbone, e sua Real Famiglia, e Prole.
ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI
Fondo Notarile di Mesagne
Notar Capodieci Tommaso Maria – anno 1799 cc. 158-161
Declaratio, ed attestatio nonullorum Civium Messapiae
Die sexta Mensis Dicembris tertiae Indictionis, millesimi septicentesimi nonagesimi noni, in Civitate Messapiae = Nos Emanuele Braccio de Messapia Regius ad vitam ad contractus Judex. Thomas Maria Capodieci dictae civitatisMessapiae Publicus Regia Autoritate per totum hoc Regnum Notarius, et Testes sunt =
Magnificus Vitus Lozupone, Carmely de Mitri, Magnificus A/oysius Profilo Francisci Antonii, et alii de Messapia, viri quidem licterati.
In pubblico Testimonio, e nella presenza nostra personalmente costituiti, il molto Reverendo Canonico D. Francesco Rini, Reverendo Sacerdote D. Vincenzo De Mitri, Reverendo Sacerdote D. Vincenzo Poci, Reverendo Sacerdote D. Cosimo Marino, D. Vincenzo Rini, Dottor Fisico Chirurgo D. Antonio Scelba, Magnifico Notare Carmine Magno, Magnifico Notare D. Gaetano Cassiodoro Severini, Magnifico Domenico Pinca, Magnifico Benedetto Cavaliere, Magnifico Francesco Majone, Magnifico Vincenzo Biscosi, Magnjfico Cosimo Riccio, Magnifico Cosimo De Grazia, Dottor Fisico D. Nicola Ronzini, Magnifico Vincenzo Marino, Magnifico Pasquale Falcone, Magnifico Emilio Mingolla, Giacobbe Passante, Carme/o Tatullo, Giuseppe Cavaliere, Angelo Antonio Spagnolo, Magnifico Francesco Murri, Nicola Maizza di Vincenzo, Magnifico Pietro Roma, Giovanni La Terza, Antonio Riccio di Cosimo, Vincenzo Fischetti, Francesco La Terza, Francesco Falcone di Domenico, Luigi Calà, Giovanni Rubino, Raffaello Cagnazzi, Antonio Papino, Cosimo Molfetta, Ludovico Caroppo, Domenico Rubino, Antonio Fischetti, Vincenzo Spalletti, Saverio Vita/e, Francesco di Vito, Cosimo Rini di Vincenzo, Domenico Presta, Benedetto Riglietta, Cosimo Antonucci, Antonio Profi/o, Nicola Priore, Antonio Priore, Giuseppe Passaro, Cosimo Profilo di Antonio, Antonio Maria Caroppo, Teodoro di Noia, Carmine Zofra, Carmine di Nitto, Felice Passante, Vincenzo Molfetta, Paolo Gionfa/i, Carmine Priore, Pasquale Falcone di Giambattista, Teresio Molfetta, Vito de Giorgio. Luigi dello Diago, Antonio d’Ancona di Giovanni, Saverio Martucci, Antonio Profilo, di Francesco, Luigi Presta, Carmine Profilo di Francesco Antonio, Carmine Gionfa/o, Cosimo Profilo di Nicola, Emanuele d’Errico, Saverio di Maria, Saverio Randino, Arcangelo Serio, Antonio Montagna, Benedetto Lega, Vincenzo Profilo, Luigi Magazzeno, Luigi Zullo, Teresio Scoditti, Giuseppe Maria Di Dio, Rocco Scollato, Michele Rubino, Francesco Capozzelli·, Francesco Vito Marino, Toma Lega, Paolino di Vincenti, Mauro di Tullio, Domenico Cagnazzo, Francesco Dello Monaco di Giovan Domenico, Carmelo la Gatta, Antonio Ciaconelli, Cosimo Capodieci, Marino Falcone, Francesco Falcone di Marino, Giuseppe Zullo, Pasquale Capodieci di Mario, Francesco Rocco dello Monaco, Lionardo Profilo Michele la Gatta, Donato delle Grottaglie, Nicola Profilo, Saverio la Gatta, Ferdinando dello Diaco, Beniamino delle Grottaglie, Cosimo di Nitto di Nicola, Cristoforo Profilo, Antonio Leopardi, Antonio Montalbano, Raimondo Leopardi, Magnifico Romualdo Falcone, Magnifico Giovanni Orazio Severini, Magnifico Leandro Majone, Magnifico Pasquale Di Dio. Don Francesco Mauro di questa città di Mesagne, acconsentendo detti sacerdoti primieramente in noi li quali con detti altri, non per forza, o dolo alcuno, ma spontaneamente, e per ogni miglior via, con giuramento respettivamente, in presenza nostra ha dichiarato, fatto fede ed attestato, siccome dichiarano fanno fede ed attestano, qualmente gemendo tutti sotto il duro gioco della tirannia francese in questo regno; questo loro concittadino Francesco Cavaliere, per dimostrare il suo zelo ed attaccamento alla Real Corona del nostro Re Ferdinando IV / Dio sempre guardi; non cessò, e con parole e con fatti d’insinuare all’animi deboli l’ingiusta invasione, ed il proditorio acquisto dei tiranni francesi, fin ‘anco contraddicendo ai capricciosi pensieri di alcuni malevoli; nè albero si piantò in questa fedelissima città di Mesagne, non ostante dimorava Truppa Francese. E fin dalli duodeci febbraro del corrente anno 1799 giorno pur memorando, in cui la Somma Divinità ci compiacque dimostrare la sua potenza mediante l’intercessione della sua Divina Madre Maria del Carmine singolar Protettrice di questa città, che folla a lei ricorse nella propria Chiesa, da dove detto Francesco Cavaliere da Capo, e coraggiosi riunì in massa molta gente fedele al Trono in di lui difesa. Ed infatti, nel giorno sussieguente saputo il detto Cavaliere, che nella città di Brindisi capitati erano i Signori Incombensati per la difesa della Corona, e dello Stato; lo stesso arditamente con seguito di quella gente avanzata in massa in più centinaia nonostante una gran neve caduta, e tuttavia in quel giorno cadeva, si condusse in detta città di Brindisi, in do ve come capo trattò con quei signori incombensati.
Quindi in Mesagne venuti due di detti Signori Incombensati, de Boccheciamoe, e de Cesari, i quali con ammirazione videro questo popolo in uno risoluto per il nostro Re Ferdinando, da dove s’incamminarono per le Provincie, e detto Francesco Cavaliere seguitò i medesimi con altra gente mesagnese armata, che si portarono in Lecce, indi per la volta di Martina, in dove accadde l’attacco; come ancora sotto Casamassima, che anche vi fu l’altro attacco con i ribelli della Corona; ed ivi restarono vittima tre bravi giovani mesagnesi. Di poi si portò in Brindisi nell’altro attacco; onde sempre il detto Cavaliere fu indefesso a favore della Corona.
Oltre di ciò fu richiesto a questa Università da persona del Regio Tribunale di Lecce gente armata, la quale scelse detto Cavaliere, ed altri per catturare da Sava ed altro Paese i Giacobini, come fece, e condusse in quelle Regie Forze. Tralasciando essi attestanti infiniti suoi colloqui, che in tutte le ore, e di giorno, e di notte, e dovunque si rattrovava faceva, dimostrando sempre quel zelo necessario per la vigilanza, ed animava gente in difesa della Corona, per cui da ogn ‘uno è stato, come è reputato vero Realista.
(segue attestazione di giuramento da parte dei convenuti)
Mario Vinci