L’Associazione Aurora e la mostra per il centenario dell’unità d’Italia del 1961

SFOGLIANDO L’ALBUM DEI RICORDI… C’ERA UNA VOLTA

Piazza Orsini Del Balzo

Si, c’era una volta a Mesagne un Circolo ludico denominato “Aurora” quasi a voler racchiudere in quella denominazione il sorgere di nuovi entusiasmi. A dare vita a questo sodalizio fu un gruppo di artigiani tutti animati da un intento comune, quello di promuovere intrattenimenti culturali e di elevare i propri soci all’unione ed alla fratellanza.

Era il 13 maggio del 1926, questa la data della fondazione del Circolo. Le prospettive culturali che si presentavano davanti agli occhi di questi giovani mesagnesi in quei tempi certamente non erano tante o meglio mancavano completamente, il Paese era da poco uscito dalle nefaste vicende del primo conflitto mondiale, il grado di scolarizzazione era molto basso e a causa delle ristrettezze economiche le famiglie erano costrette ad avviare i propri figli subito nel mondo del lavoro affinché con il loro lavoro contribuivano al bilancio familiare. I pochi fortunati, quelli che potevano frequentare la scuola erano un numero veramente esiguo e la maggior parte di essi non arrivava a prendere la licenza elementare. In paese in quegli anni non vi era ancora un edificio idoneo ad ospitare le scuole elementari, le quali erano allogate presso l’ex convento dei Celestini in una situazione a dir poco sconveniente: le aule piccole e fatiscenti, scarsamente illuminate e non ultimo in ordine d’importanza confinavano con le carceri mandamentali, ragion per cui molte famiglie rinunciavano ad inviare i loro figli a scuola.

Ritornando al Circolo “Aurora”, questo fu costituito da venti soci fondatori e come dicevamo all’inizio erano tutti degli artigiani, questi i loro nomi: (per alcuni di essi è stato possibile conoscere il genere di attività svolta, mentre per altri purtroppo non è stato possibile conoscere altre notizie)

– Alfonsetti Rocco, falegname;

– Candido Vincenzo

– Centonze Fortunato, meccanico

– Cervellera Raffaele

– De Carolis Albino, sarto (figlio di Eugenio, anch’egli sarto, il quale fu tra i soci fondatori della Società Operaia di Mutuo Soccorso;

– Dragone Giovanni, gestiva un mulino dalle parti della Centrale Elettrica insieme a Spinosa Antonio, altro socio del sodalizio;

– Epicoco Ermete

– Epicoco Valentino

– Guido Carmelo

– Leuzzi Leonzio, calzolaio con bottega nei pressi di Piazza IV Novembre;

– Loggetta Michele, barbiere, il salone era nella piazza per antonomasia, quella antistante la Chiesa Matrice;

– Lopalco Luigi

– Morleo Artenzio, muratore

– Nuzzo Francesco

– Palumbo Paolino, barbiere con bottega dalle parti della Porta Piccola (vicino al Bar Centrale)

– Renna Giovanni, aveva un mulino dalle parti della Chiesa di Mater Domini

– Scoditti Agostino

– Scoditti Virgilio

– Stanisci Enrico, elettricista.

La sede del Circolo era nella sala a piano terra del Castello, la stessa dove negli anni successivi fu allestita una sala cinematografica, il cinema “Italia”. Il Circolo “Aurora” certamente non fu qualcosa di occasionale, ma fortemente voluto dai suoi soci fondatori, i quali, avevano alle spalle una lunga militanza nel Circolo Cattolico “Don Lorenzo Pelosi” e nel quale diedero vita anche ad una Filodrammatica, la “Compagnia di San Luigi”. Successivamente con la morte di don Antonio Epicoco e don Pompeo Bruno, rispettivamente dirigente e guida spirituale, la “Compagnia” venne a decadere e alcuni di essi confluirono nell’Associazione dei “Giovani Esploratori” mentre altri, che non condividevano le linee programmatiche imposte da don Pompeo Bruno preferirono fondare un nuovo circolo dandogli il nome “Aurora”.

Il nuovo sodalizio doveva rappresentare sicuramente qualcosa di nuovo rispetto al passato, il sorgere di una nuova alba, meno clericale, ma non lontano da quei principi morali con i quali si erano formati. Vollero stabilire delle regole ben precise e chiare che vennero riportate in uno statuto, il quale entrò in vigore lo stesso giorno di costituzione del Circolo e cioè il 13 maggio del 1926. Lo Statuto era formato da undici capi divisi in ben settantuno articoli, gli intenti come abbiamo detto prima furono dettati da valori come l’unione e la fratellanza, gli scopi: un po’ meno impegnativi erano i trattenimenti serali, intellettuali e morali, con recite, musica e canto, non disdegnando neanche i giochi finalizzati a sottrarre i soci al vizio e spingerli “al progresso indefinito del proprio paese”.

Da queste parole possiamo ben comprendere come la classe degli artigiani rispecchiasse quel grado culturale più evoluto rispetto ad altre categorie, e proprio presso le botteghe di questi artigiani, le quali sono state considerate sempre il luogo deputato per la nascita di iniziative politiche e culturali, linfa vitale per la crescita sociale del proprio paese. Al Circolo potevano accedere tutti i giovani che avevano superato il quindicesimo anno di età e che ne facevano domanda e versando la somma di lire 10, detta somma veniva versata quale tassa di ammissione, ed in più dovevano contribuire versando anche una quota settimanale di venticinque centesimi per far fronte alle necessità quotidiane e per il buon decoro del Circolo stesso.

Non conosciamo purtroppo quali furono le attività e le manifestazioni alle quali diedero vita nel corso degli anni in cui il Circolo fu attivo, non conosciamo neanche la data di scioglimento dello stesso, si sa soltanto che molti dei suoi soci fondatori confluirono poi nella Società Operaia di Mutuo Soccorso la quale era stata fondata il 2 febbraio del 1871 e alla stessa aderivano, come fu per il Circolo “Aurora”, la maggior parte degli artigiani “artieri” del paese. Abbiamo voluto sfogliare alcune pagine dell’album dei ricordi con l’intento di riportare nella memoria di molti qualche ricordo ormai sbiadito dal tempo, ma vivo ancora per le emozioni che quel ricordo può suscitare soprattutto quando questi rappresentano affetti e momenti di vita del nostro paese, di questo piccolo paese del Salento nel quale da sempre vi è stato un fermento vivo di attività culturali e ludiche, anche quando i mezzi e le opportunità non offrivano le necessarie spinte e forse proprio per questo Mesagne ha rappresentato un punto di riferimento anche per molti centri limitrofi.

Continuiamo sull’onda di questi ricordi proponendo un’altra pagina di questo album virtuale e pubblicando alcune foto scattate qualche anno addietro, siamo nel 1961, l’occasione il centenario dell’Unità d’Italia. L’inaugurazione della mostra si tenne sabato 7 ottobre del 1961 presso la sede del Circolo Cittadino in Via Epifanio Ferdinando 103, certamente l’agenda degli appuntamenti culturali non doveva essere molto affollata e a quelle poche manifestazioni a cui si dava vita venivano riservate tutte le attenzioni delle grandi occasioni. Tanti furono infatti gli articoli apparsi su giornali dell’epoca, uno in particolare ha colpito la nostra attenzione quello pubblicato sul TEMPO del 15 ottobre del 1961 a firma di Renato Scardia, il quale diede una ampia e dettagliata descrizione della mostra che venne curata da un giovane mesagnese, Sante Alfarano, al quale si affiancarono Luigi Scalera (giovane universitario, futuro ed apprezzato medico) e Vinicio Vinci, componenti il comitato per le celebrazioni del centenario.

Una mostra ben allestita, come dicevamo, e che era articolata in diverse sezioni, tra le quali una dedicata al “Risorgimento mesagnese” e nella quale trovarono posto diversi cimeli: documenti e giornali gentilmente messi a disposizione dalla Biblioteca Granafei, dall’Archivio di Stato di Brindisi, dalla Biblioteca Arcivescovile De Leo dello stesso capoluogo, ma anche fucili, pistole, pugnali e sciabole quali muti testimoni delle tormentate vicende che videro attori uomini e donne del nostro Sud che combatterono contro i Borboni di Napoli per affermare quell’aria di democrazia che già si respirava in molti paesi europei.

Un’altra sezione era dedicata alle bandiere e nella stessa trovava posto anche un vecchio cannone del 1877 che attirava l’attenzione di noi ragazzini. Tanti furono i messaggi di congratulazioni tra questi quello del Presidente della Repubblica Gronchi e del Sindaco di Roma il quale fece omaggio alla nostra città di una medaglia appositamente coniata in occasione del Centenario, un’altra medaglia in bronzo fu donata dal Comune di Teano per commemorare lo storico incontro. Furono realizzati inoltre da parte di due valenti artisti mesagnesi: Raffaele Murra e Carmelo Patrizio, dei carboncini sui quali erano rappresentati alcuni dei momenti più importanti del periodo risorgimentale. La mostra rimase aperta dal 7 al 18 ottobre e tanti furono le scolaresche che la visitarono, questa volta posso dire “c’ero anch’io”.

Mario Vinci