Finalmente Mesagne (BR) ha nuovamente il suo museo civico. È stato infatti inaugurato nei primi giorni del duemila parte del nuovo museo archeologico comunale con circa mille reperti sui settemila disponibili, realizzato nelle sale al piano terra del Castello Normanno-Svevo, a circa due anni dalla sua chiusura, che aveva visto la mancanza totale di fruizione da parte del pubblico.
Situazione spiacevole per i numerosi turisti che, durante l’estate del 1999, si erano recati presso il museo per visitarlo e lo avevano trovato chiuso. Poi l’inversione di rotta e la realizzazione, in brevissimo tempo, delle sale espositive che hanno fatto del castello uno dei più bei musei della civiltà messapica ed un unicum di sicuro riferimento per tutti gli studiosi del settore.
In questo modo l’amministrazione comunale di Mesagne ha voluto dare credito, a quanto espresso in diverse occasioni, circa la destinazione futura del castello come contenitore culturale cittadino aperto alla collettività.
Pieno all’inverosimile l’auditorium del castello che ha fatto da cornice all’inaugurazione e in cui sono intervenuti numerose personalità che hanno contribuito, con il proprio impegno, al trasferimento del museo dalla vecchia all’attuale classica e prestigiosa sede.
Ha aperto i lavori l’assessore alla cultura del Comune di Mesagne, avv. Stefania Zuffianò, la quale ha ricordato come “l’allestimento del piano terra è stato destinato a contenere parte dei reperti rinvenuti sul territorio mesagnese così come indicato dalla Soprintendenza archeologica. L’obiettivo che l’amministrazione vuole perseguire, nella realizzazione totale del museo, è quello di farne un riferimento didattico e per questo motivo saranno creati dei laboratori che potranno consentire agli studenti di studiare sul posto i reperti. Quindi oltre ad esaltare le peculiarità del “bene castello” bisogna non dimenticare il compito istituzionale di un museo che è quello formativo”.
“Questo museo deve contenere due percorsi – ha spiegato Alessia Galiano, responsabile delle politiche culturali per il Comune di Mesagne – uno di divulgazione e l’altro di formazione. Ecco perché l’istituzione di laboratori didattici in cui svolgere la formazione e incentivando le idee”.
Soddisfatto della riapertura del museo è Giuseppe Andreassi, Soprintendente archeologo della Puglia, che ha promesso alla città di Mesagne l’affidamento di reperti conservati presso le sedi di Taranto e di Egnazia, rinvenuti negli anni passati in territorio mesagnese. “Vi posso assicurare – ha detto Andreassi – la disponibilità della Soprintendenza a far ritornare a Mesagne quei materiali che altrimenti non sarebbero fruibili, quello sarà il futuro di questa vostra istituzione inserita negli ambienti dello straordinario castello Normanno-Svevo”.
Abbastanza articolato l’intervento del sindaco Damiano Franco il quale ha ricordato ai presenti che: “L’utilizzazione del castello in direzione culturale e la valorizzazione del museo che si intrecciano e costituiscono un unico contenitore culturale facendolo divenire punto fondamentale di un programma di rilancio e di affermazione dell’immagine della nostra città con salto di qualità dal punto di vista culturale e del carattere socio-economico”.
Nelle sale si possono ammirare i reperti rivenienti da scavi condotti nell’area urbana dalla Soprintendenza ai Beni archeologici come ad esempio la grande tomba a semicamera, del III – II sec. a. C. con un ricco corredo funerario di cui stupisce la tipologia dei vasi come ad esempio crateri di tipo Gnathia, krateriskos e pelike di tipo Gnathia, lucerna a vernice nera, piatti a vernice nera, oinochoe di tipo Gnathia, tazza biansata a vernice nera, anfora a rodia, unguentari, e poi gioielli come la corona a foglia d’oro o gli anelli impreziositi da magnifiche pietre.
Ed ancora tanti reperti provenienti dall’area extra urbana degli scavi di Muro Tenente e Muro Maurizio.
In un’altra sala è collocato un «tappeto di pietra», cioè un mosaico rinvenuto nell’impianto termale romano, di epoca imperiale, in contrada Malvindi, ubicato a ridosso del Limitone dei Greci sull’asse viario che univa Taranto a Valesio e scoperto solo nel 1987.
I reperti hanno trovato così degna valorizzazione in una cornice particolare con un allestimento permanente secondo un piano museotecnico che consentirà anche alla domanda scolastica di apprezzare e conoscere la civiltà messapica e in genere quella del proprio territorio.
Al primo piano del castello sarà collocata la sezione dedicata all’età romana e all’età del ferro, mentre nel torrione verrà allestita la sezione medievale. Inoltre verranno trasferiti, dall’attuale biblioteca comunale, tutti i volumi riguardanti la sezione archeologica creando una specifica biblioteca di pertinenza del museo con relativa sala studio. Infine alcune sale del primo piano del castello saranno destinate alla realizzazione del museo virtuale. E sarà questa una vera novità dell’intera Regione Puglia in cui i visitatori potranno, con un semplice click della mano, ritornare indietro di secoli ed essere protagonisti della propria storia. Infatti attraverso supporti informatici in movimento si potranno conoscere le antiche costruzioni dell’età del ferro o quelle messapiche, di Muro Tenente o Muro Maurizio, le terme di Malvindi o la villa romana di Calce; ed ancora gli insediamenti romani e greci di Tubbiano. Una nuova forma di comunicazione e di didattica, che non dovrà assolutamente sostituire il museo reale, ma affiancarlo e in alcuni casi, come quello delle ricostruzioni spaziali, integrarlo. Una nuova metodologia che sicuramente sarà la protagonista nel nuovo millennio. Lo studio della sezione virtuale sarà effettuato in collaborazione con le Università di Bari e di Lecce e si integrerà con un cd-rom ed un sito internet in cui le notizie relative al museo della civiltà messapica di Mesagne potranno essere globalizzate in pochi minuti.
L’offerta dei servizi è completata da un punto d’informazione book-shop in cui si possono trovare cataloghi e pubblicazioni in genere sulla storiografia locale. Un piccolo bar e un gift shop infine fanno da cornice al museo della civiltà messapica di Mesagne.
Gli alunni della Giovanni XXIII sulle orme degli antichi Messapi
UNA VISITA AL MUSEO ARCHEOLOGICO HA INCANTATO I BAMBINI
Lo studio della storia patria e la riscoperta delle proprie radici culturali negli ultimi anni sono un tema di grande attualità in tutti gli istituti scolastici mesagnesi. Sempre più spesso gli insegnanti inseriscono tali materie nel programma di studi annuali dei ragazzi.
La testimonianza della piccola Alessandra dimostra le sensazioni positive che questi studiosi in erba ricevono dallo studio della storia patria. Sensazioni che diventano vere meraviglie quando alla ricerca si unisce la pratica. Ed ecco la possibilità offerta dagli insegnanti di effettuare visite guidate al castello Normanno-Svevo, oggi, centro nevralgico della cultura messapica e una delle poche testimonianze vive di quella che una volta fu la «Terra dei Messapi».
Mi chiamo Alessandra e frequento la 3° elementare alla scuola Giovanni XXIII, insieme alla maestra Anna stiamo studiando i Messapi e, per conoscerli meglio, ci ha portato al museo archeologico che si trova nel castello di Mesagne.
Tutti contenti siamo partiti dalla scuola alla scoperta dei reperti che si trovano nel museo; eravamo molto curiosi e quando siamo arrivati la guida ci a fatto vedere tante cose interessanti e anche curiose. Camminare in quelle stanze così vecchie mi dava una strana sensazione di paura e di freddo, ma nello stesso tempo ero incantata da tante cose belle.
Poi la guida ci a portato in una stanza dove c’era una grande tomba e la cosa che mi ha colpito di più sono stati i vasi dipinti.
Quando siamo entrati nelle altre stanze del museo abbiamo visto tante cose interessanti, ma le cose più belle e curiose sono stati per me sicuramente il biberon, la trozzella, i giocattoli e gli ovetti per le fionde. Questa visita al museo é stata molto istruttiva perchè mi ha insegnato tante cose che prima non sapevo, ma altre notizie importanti ci sono state dette in classe discutendo con uno studioso di storia locale.
Egli ci ha raccontato che i Messapi erano una popolazione che giungeva dalla Dalmazia e che si unì alle genti della Puglia intorno al stabilendosi da Fasano fino a Mandria e poi nel Salento. A Mesagne non sono state trovati resti di capanne ma solo tombe con all’interno ricche di vasellame e qualche volta oggetti d’oro.
Una cosa che ho imparato è che il nome Mesagne non deriva da Messapia, come molti di noi pensano, ma forse dalla parola “mediana” che significa “città di mezzo” forse perché si trovava tra le due città importanti di Oria e Brindisi che erano due centri importanti per i Messapi.
Studiando tutte queste notizie di storia ho imparato ad apprezzare di più il mio paese e spero che con le mie maestre potremo approfondire ancora di più la nostra storia.